Il Caffè UNESCO e la tazzina della discordia

Prosegue tra polemiche di campanile la candidatura a patrimonio Unesco per il “Rito del caffè”

 
La candidatura caffè UNESCO, precisamente del Rito e Arte del caffè espresso italiano tradizionale è stata promossa dal Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, a partire dal 2015. Grazie all’appoggio della quasi totalità delle torrefazioni italiane, la candidatura ha l’intento di promuovere, valorizzare e tutelare il caffè espresso tradizionale attraverso il riconoscimento della sua unicità culturale. Oltre che un prodotto di uso comune, il caffè italiano rappresenta, infatt,  non solo il Paese Italia, ma anche le unicità regionali legate a tale bene di largo consumo. Questa iniziativa si è poi scontrata con quella della Cultura del caffè espresso napoletano. 

Il Rito del caffè espresso italiano tradizionale

Per capire la vicenda, bisogna tornare indietro di qualche tempo. La candidatura del Rito del caffè espresso italiano tradizionale era stata presentata ufficialmente nel 2019. Qualche mese dopo, era arrivata quella della Cultura del caffè espresso napoletano. La prima faceva leva sull’importanza del consumo della bevanda come rito quotidiano: divenuto simbolo di un’intera nazione; la seconda, promossa dalla Regione Campania, sulle torrefazioni centenarie, sui locali storici e sulle peculiari abitudini sociali stratificatesi nei secoli a Napoli.   

Il Caffè UNESCO, la candidatura di Napoli e le parole di De Luca

È qui che la tazzina inizia a diventare amara. La candidatura napoletana aveva lasciato infatti spazio a dissapori e precisazioni legate a questioni di campanile. Il governatore della Campania, il democratico Vincenzo De Luca, durante una delle sue dirette su Facebook aveva infatti dichiarato il primato del caffè partenopeo come patrimonio UNESCO. “Stiamo ragionando in queste ore per avere il riconoscimento del patrimonio mondiale Unesco, come già accaduto per l’arte della pizza, anche per l’arte del caffè. Siamo in concorrenza con gli amici di Trieste. Trieste è nel nostro cuore, è l’Italia, però per il caffè nel mondo è Napoli, almeno questo, e dai. – De Luca aveva inoltre aggiunto – Ci sono caffè storici, aziende produttrici, ma se parliamo di arte del caffè vediamo se riusciamo a fare una proposta unitaria. Ma avendo chiarito che Trieste è nel cuore di tutti gli italiani, se volete bere una tazza di caffè dovete scendere a sud di Roma”

La risposta di Trieste

La risposta triestina al guanto di sfida lanciato da De Luca sul caffè UNESCO non si è fatta attendere. La senatrice Tatjana Rojc, anche lei del PD, ha spiegato in un lungo post su Facebook: “Sono sicura che il presidente De Luca apprezzerebbe la varietà e bontà del caffè triestino non meno di quello napoletano. Non è certo un caso se la rivendicazione della paternità dell’espresso italiano ha trovato tra i suoi primi e più convinti promotori a Trieste, dove grande è l’affetto per gli amici di Napoli. Ma la storia della città portuale in cui dai tempi di Maria Teresa si accatastano i sacchi di caffè, l’eccellenza dei marchi storici, l’arte dei torrefattori, la tecnologia in continua evoluzione sono parte dell’identità di Trieste. In ogni caso quella per un buon caffè è una bella gara. Non ho dubbi su chi dovrebbe vincerla”.

Come si è conclusa la disputa del Caffè UNESCO

Come si è conclusa la polemica del caffè UNESCO? Nulla di fatto: alla fine, nell’impossibilità di scegliere fra i due dossier, il ministero delle Politiche Agricole ha deciso di presentare entrambe alla commissione interministeriale che, dopo averle valutate, ha invitato i proponenti a unificare i dossier “per un’eventuale candidatura congiunta l’anno prossimo”. Morale della favola: una occasione persa per tutti gli Italiani piuttosto che per napoletani o triestini.Se da una parte la tazzulella è sempre stata associata a Napoli, è pur vero che Trieste vanta effettivamente un’economia secolare che lavora intorno al caffè. Questa bevanda trasversale, pesa sull’economia italiana, grazie a 3,9 miliardi di euro di fatturato, e dà lavoro a oltre 7.000 persone, in più di 800 torrefazioni.

Poco importa, in fondo, quanto il caffè sia Italiano, napoletano o triestino: forse dovremmo tutti ricordarci quanto un caffè sia fatto per incontrare e condividere idee, culture e tradizioni piuttosto che per diventare un pretesto per dividersi e distinguersi.

Photo by Steve Harvey.

Claudio Cisternino

Persona curiosa che cerca risposte e nuove domande nel giornalismo. Appassionato di musica, letteratura, cinema e storia e sperimentatore in cucina.

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