La mia è una storia di distretto, quello della Brianza, dove inizio a lavorare nella tipica azienda terzista, fondata da mio padre e mio zio arrivati in Brianza dal Veneto negli anni ’50.
Eccellenza nella tappezzeria su misura, relazioni di distretto, una reputazione molto buona e una squadra di collaboratori formidabile e soprattutto la storia della mia famiglia: tutti i sacrifici e la passione dedicati alla ditta, ai loro divani, prima in casa, poi in cantina poi il piccolo capannone… sono tutte cose in cui credo tantissimo e che io decido di non voler perdere.
Anzi, desidero farle conoscere al mondo.
Penso che nel mondo ci può essere spazio anche per noi, da Meda, ma mi manca il “ponte” per comunicare, dalla Brianza a… al mondo.
Sono i primi anni 2000, solo i grandi marchi hanno le risorse per la pubblicità e i franchising stanno esplodendo con la grande distribuzione organizzata e prodotti a basso prezzo.
Ma la rete costa quasi zero, comprese le AdWords di Google. Nel 2001 in Italia siamo solo in due ad usarle: noi e Ebay. Inizio a capire che il business si può evolvere a partire dalla comunicazione, dal racconto del nostro modo di lavorare.
Il racconto di ciò che facciamo, per noi, è un modo di lavorare in evoluzione continua, ci raccontiamo con la comunicazione, ascoltiamo e ci reinventiamo un po’ ogni giorno.
Il nostro racconto riguarda tutto, non solo i prodotti: anche i retroscena della vita artigiana, quello che succede in azienda, quello che sentiamo e proviamo vivendola 7/24, insomma il nostro sguardo di piccola impresa sul mondo.
Capiamo che altre imprese, altri artigiani come noi ma anche interlocutori istituzionali e università si riconoscono in ciò che facciamo. Ci nutriamo a vicenda delle nostre storie.
È come un’evoluzione della “specie azienda”, rispetto a un panorama piuttosto fermo.
Abbiamo provato a dare un nome a questo passaggio: “vantaggio evolutivo di specie”. In pratica siamo cambiati, ci siamo evoluti con la rete e abbiamo inconsapevolmente creato un nuovo spazio competitivo.
Tutti gli strumenti della rete vengono da noi adottati immediatamente, per continuare ad evolvere. Così nasce il primo esempio italiano di corporate blog sull’arredamento nel 2004, l’ecommerce, il canale video nel 2007, poi i social network e tutto il resto…
L’attività online ci insegna una cosa: che non puoi fare finta, e che devi metterci la faccia. Noi ce la mettiamo, e la reputazione cresce. E’ la nostra forza, anche perché la reputazione non si può pagare o inventare artificialmente, e la stessa cosa vale per l’identità, che non puoi copiare.
Da produttori di arredamento, diventiamo anche una realtà di racconto condiviso in rete.
La credibilità che ne ricaviamo, come azienda e come persone, ci permette di affermarci in un segmento di mercato difficile e saturo e la nostra quota di mercato, piccola ma significativa, cresce, vendiamo online e offline in Italia e poi all’estero, sviluppando anche la nostra distribuzione tradizionale con showroom esclusivi Berto Salotti.
Senza mai smettere di chiederci il perché di tutto, quindi analizzando ben bene ogni cosa.
Un buon esempio di questo è il recente progetto #percheberto: una serie di 30 video pillole di circa 30 secondi l’una, ognuna dedicata a un fatto relativo alla nostra produzione, uno solo.
Il significato è rivolto a chi compra i prodotti, nel senso di “perché sceglierci“, ma anche a noi stessi, come a ricordarci “perché siamo quello che siamo, perché lavoriamo così“.
E il viaggio è appena cominciato.