Imitando Maradona (con le farfalle nello stomaco)

Il lavoro di un pubblicitario è quello di parlare degli altri, che siano prodotti, servizi o persone. Invece Luca Carbonelli, che un pochino mi conosce, mi ha chiesto di scrivere su di me questo pezzzo per Il Salotto del Caffè, raccontando questa mia ultima annata appena trascorsa. Tra tutti i miei 37 anni, forse il piú importante. A me che se bevo un caffè mi sento male!

Partiamo dall’ABC dell’educazione, mi chiamo Giampiero Cito e sono senese. A Siena non ho scelto di nascere ma ho scelto di restare, sebbene, per chi fa un lavoro come il mio, la Piazza del Campo non sia una “piazza” molto facile. Ma le cose facili non mi piacciono. Mi hanno sempre affascinato le sfide e mi hanno sempre attratto i campioni al limite, gli outsider del talento, coloro ai quali molti si ispirano ma che, se diventano il fidanzato di tua figlia, proprio contento non sei: Freddie Mercury, Stephen King, George Best, Quentin Tatantino, Marco Pantani, Maradona.

Percorsi di vita in cui la linea piú breve tra due punti (per citare Ennio Flaiano), è l’arabesco. Ho iniziato a lavorare a poco piú di venti anni, e subito come copywriter. Nel 2005, a trenta anni esatti, capita la possibilitá di diventare socio di quella che ancora oggi è l’agenzia che ho l’onore e l’onere di dirigere: la Milc. Come latte, ma senza la kappa!
D’un tratto quelli che erano i miei colleghi, sono diventati i miei dipendenti. E se per me le cose non erano cambiate, perché dovevano cambiare per loro? Ritengo che l’impresa moderna, e con la grande crisi di questi ultimi anni ne sono ancora piú convinto, sia quella in cui l’imprenditore è dipendente dai propri dipendenti e dove le persone non sono semplici pedine da spostare di ruolo in ruolo. Sono convinto che ogni individualitá sia da valorizzare lavorando come se si lavorasse con un elemento chimico che, se combinato con altri elementi diversi, non dá mai il medesimo risultato.

Il successo dipende da molte variabili e spesso la variabile che ci interessa maggiormente è la variabile del profitto. A me interessa invece la variabile della “crescita umana e professionale”, che passa inevitabilmente anche dalla sostenibilitá economica ma che non mette il profitto al primo posto. Se cosí non fosse, non avremmo investito risorse (molte) e tempo (tantissimo), in progetti come Mettiamocilatesta, Mad in Italyed Italia Caput Mundi. Sono progetti realizzati in un’ottica di medio periodo, che si pongono obiettivi ambiziosi e nei quali la comunicazione gioca un ruolo centrale. Progetti che coinvolgono gran parte della nostra agenzia e che hanno avuto il merito, anche se non proprio tutti quelli che lavorano in Milc lo hanno compreso in prima battuta, di farci crescere come persone e come professionisti. Se potessi consigliare un giovane imprenditore con alle spalle un’azienda strutturata sul come rivitalizzare e rianimare l’entusiasmo di chi lavora insieme a lui, gli direi di provare a scavalcare l’utopia con la forza con la quale Pantani montava sul Pordoi o con l’intensitá con la quale Quentin Tarantino faceva guardare ad Uma Thurman il vecchio Bill un secondo prima di ucciderlo.

La vita è breve, una, e si merita di essere vissuta da protagonisti. E se ti trovi davanti ad una porta con un pallone che ti arriva dall’alto, a volte è il caso di buttarlo dentro con la mano, anche se non si dovrebbe fare proprio cosí.

Di questo appena trascorso 2012, ricorderó molte cose. Ma quelle che mi rimarranno saranno l’odore di un libro che mi arriva per posta e sulla copertina del quale c’è scritto il mio nome e la brutta sensazione di non riuscire ad alzarsi dal letto di un ospedale. Il libro è “Mad in Italy. Quindici consigli per fare business in Italia, nonostante l’Italia.”, scritto insieme ad Antonio Paolo, che oltre ad essere lo strategic planner di Milc è un grande amico, compagno di avventure e fisicamente e caratterialmente, il mio esatto opposto. Su un quadrato semiotico, che a lui piace tanto, saremmo su due angoli lontani ma ci troviamo incredibilmente, e credo proprio per questo, sempre d’accordo.

Il libro, edito da Rizzoli, si trova in tutta Italia e si basa sul progetto folle di raccontare quei pazzi imprenditori che, grazie alla forza delle proprie idee, sono riusciti a rendere successi i loro progetti nel nostro bellissimo e difficile Paese. Da questo progetto è nata una nuova avventura, “Italia Caput Mundi” di cui,spero, sentirete ancora parlare nel 2013.

La brutta sensazione di non riuscire ad alzarsi dal letto è, invece, quella che provai il 1 giugno 2012, risvegliandomi da una lunga anestesia a seguito di un’intervento di bendaggio gastrico che è servito a farmi perdere i circa 30 kg che mi stavano portando ad una fine che mi sarei meritato ma che, sinceramente, preferivo evitare. Ho imparato l’importanza dei muscoli addominali, che servono praticamente a tutto; a farci sollevare la mattina appena svegli, a farci restare in piedi e a reggere i colpi di chi ti prende a pugni nel corso della vita.

Oggi il mìo stomaco è un po’ piú piccolo (anche Maradona, guardacaso, ha sostenuto lo stesso intervento dopo una vita di sfide vinte e dopo essersi perso) ed io mi trovo a scrivere questo pezzo, sdraiato sul divano mentre la mia nipotina Lou, di cinque anni guarda Aladin e mi dice “dov’è il tuo pancione”?

Questo ultimo anno l’ho vissuto intensamente, e il 2013 non si propone di essere meno frenetico. Ogni cosa che ho fatto, l’ho fatta ricercando la sensazione dell’innamoramento nei confronti di ció che si porta avanti ogni giorno. Con le “farfalle nello stomaco”. Uno stomaco ridotto ma comunque ancora molto, molto capiente. Almeno per ospitare farfalle.

 

Giampiero Cito

Giampiero Cito è amministratore e direttore creativo di Milc, agenzia di comunicazione pubblicitaria di Siena. Tra i suoi clienti ci sono il Gruppo Montepaschi, Estra Energia, Coop Centro Italia, Fondazione Sistema Toscana, Sixtus. È coautore del libro "Mad in Italy. Quindici consigli per fare business in Italia. Nonostante l'Italia." Ed. Rizzoli Etas. Insegna al Master in Comunicazione d'Impresa dell'Universitá di Siena.

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