Prima che ci mangino i droni

Un paio di giorni fa mi sono imbattuto su quello che mi è sembrato un vero e proprio menage a troi fra tre dei piú influenti autori su temi di innovazione. Chris Anderson (ormai ex direttore di wired) intervistato da Riccardo Luna (ormai ex direttore di Wired Italia), e commentato da Stefano Micelli (autore di Futuro Artigiano) sul blog di Riccardo Luna (CheFuturo!). Tranquilli, è semplice, rileggete.

Ora, Premesso che sono affascinato dal concetto di makers portato avanti da Anderson e da Riccardo Luna qui in Italia, e che mi sento molto vicino al pensiero del professor Micelli; io credo che, nonostante ci sarà chi vorrà ribattermi continuando a mostrare quello che per me è l’inconsistente procedere delle startup innovative, sia fondamentale rischiare di sembrare anti-innovativi e provare a piantare i piedi di noi lettori, imprenditori, studenti, startupper, ben saldi almeno a una trentina di centimetri sotto questa nostra benedetta terra che si chiama Italia, in modo da non rischiare di perderci nella speranza della favola della Silicon Valley nostrana e del sogno della nuova startup miliardaria (Anderson per la sua ha avuto un investimento di cinque milioni di dollari. Qualche startup italiana ha avuto o prevede questa possibilità?).

Ben vengano, intendiamoci, tutte queste nuove idee di impresa. Ma voi credete davvero che una, due, tre startup che ce la faranno, saranno in grado di cambiare lo scenario attuale della nostra disastrosa economia? Io dico che stiamo solo perdendo tempo prezioso ai danni di quello che da sempre è stato il tessuto portante del tanto decantato Made in italy che non esporta soltanto, ma che importa il turismo nei nostri borghi e nei nostri distretti: Le piccole e medie imprese artigiane. tante volte, queste, sono oscuri fornitori di grossi brand internazionali che portano alto il nome dell’Italia nel mondo. Penso ai sarti delle rinomate griffe di moda, che vivono e lavorano nelle periferie di questo mortificato sud Italia. Penso alle tante aziende agroalimentari che esportano i propri prodotti solo grazie alla potenza della commercializzazione di marchi che investono tutto nel marketing ma che non hanno la benché minima idea dell’anima del prodotto. Penso al mio brand Caffè Carbonelli che, se non fosse stato per il web, oggi festeggiava il decimo anniversario della sua scomparsa.
Allora dico smettiamola con la mitologia contemporanea fatta di droni, robot, e artigiani tecnologici che dovranno creare per forza di cose prodotti customizzati perdendo la propria essenza. Non dimentichiamo che siamo in Italia, la terra dei cachi, dei pomodori san marzano, e dell’olio extravergine, e del brunello di montalcino; l’Italia di agricoltori e artigiani. Quale dovrebbe essere l’ambizione? Riuscire a personalizzare il pomodoro per l’americano? Far crescere direttamente dalla nostra terra un frutto rossiccio di forma circolare che puzza e sà di ketchup? Dovrei forse io investire tempo e denaro per cercare il modo di trasformare la produzione artigianale del mio caffè espresso italiano, in qualche specie di bevanda calda dal lontano sapore di caffè solubile per accontentare sempre lui, l’americano amante del prodotto italiano ma dal sapore americano?

Signori miei, ma svegliamoci tutti. Continuiamo ognuno il proprio lavoro ma Consapevoli della realtà in cui viviamo. Se è vero quanto è vero che siamo nell’era in cui in Italia chiudono 163 attività commerciali ogni giorno, non diciamo loro che per salvarsi bisogna diventare makers. I makers esistono e cresceranno. utilizzeremo le nostre stampanti 3D in un prossimo futuro sicuramente per la nostra smania del fai da te innovativo; ma non chiediamo al falegname di ingegnarsi con chissà quale diavoleria. Lui è una vita che con le sue mani inventa forme molto più confortevoli di una cover per iphone; che poi anche le sue sono forme 3D, volendo anche 4D e 5D se chiudiamo gli occhi e lo immaginiamo nella sua  bottega col profumo della legna e i rumori degli utensili che lavora la sedia a dondolo su cui chissà quanti culi americani ci si sono già incastrati su misura. Diamo, quindi, le informazioni utili a tutti questi artigiani, agricoltori, a tutte queste pmi, microimprese che sono la vera nostra forza. Basta con tecnologie importate da lontano a favore di un’innovazione che ci chiede l’Europa per farci spendere quei fondi, quei soldi, che ci mettono a disposizione e che non sappiamo far fruttare. Freghiamocene dell’Europa che corre dietro all’America; siamo Italiani, abbiamo sempre avuto dalla nostra l’arte dell’arrangiarci. Arrangiamo quindi qualche opportuna scusa per Bruxelles e diciamogli che il nostro bene è specializzarci sulle nostre peculiarità. Capiamolo e diciamolo all’Europa che preferiamo esserse ancora e per sempre  i primi sui nostri prodotti, che abbiamo bisogno, ora più che mai, di investire su questo.

L’unico termine, di quelli moderni, veramente necessario è digitalizzazione. Dobbiamo quindi comunicare tutto quanto in nostro potere agli imprenditori di oggi, di domani, e soprattutto a quelli di ieri che con estremi sacrifici tengono in vita ancora le loro aziende, che per restare a galla e magari continuare a crescere, bisogna digitalizzarla l’azienda. Aprire le porte al mondo. Utilizzare tutti gli strumenti che oggi il web ci mette a disposizione per creare quella indispensabile interazione con una potenziale audience di sette miliardi di persone. Sette miliardi di prospect. Sette miliardi Di potenziali clienti. Il mondo è un immenso mercato, ed è aperto a tutti. E oggi con la prospettiva che ci offre il web, le microimprese possono concorrere con le multinazionali. Ecco, Sfruttiamo questo, subito, prima che sia tardi. Prima che ci mangino i droni.

Luca Carbonelli

Imprenditore, esperto di Marketing ed ecommerce, con particolare preparazione nella gestione della piattaforma Amazon. Dal 2004 gestisce l'azienda di famiglia, la Torrefazione Carbonelli s.r.l. di cui è fautore della trasformazione digitale che le ha permesso di imporsi nel mercato online come punto di riferimento del made in italy nel settore food & beverage.
È consulente esterno in gestione aziendale, trasformazione digitale, marketing e comuniaczione; ecommerce, Amazon. Effettua corsi di formazione in management delle pmi, maketing, digital marketing, ecommerce, gestione della piattaforma Amazon. È autore di "Falla esplodere. Come una piccola impresa può affrontare la trasformazione digitale".

Impegnato nel sociale, è stato per 5 anni vice presidente del gruppo giovani della CNA (confederazione nazionale artigianato).

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