Sting fa impresa turistica in Italia e noi ci indigniamo

La cosa che più mi ha irritato è stato leggere un professionista come Massimo Gramellini, capace, attraverso le pagine de La Stampa, di arrivare a centinaia di migliaia di lettori, quindi di influenzarne il pensiero, commentare in modo tanto semplicistico e superficiale una iniziativa imprenditoriale che potrebbe solo dare lustro al nostro territorio.

Da una parte c’è Sting che fa impresa turistica in Italia. Si, Sting, quello dei Police, di message in a bottle e Roxanne, che ha sempre dichiarato il suo amore per l’Italia, tanto da comprare una delle più prestigiose e antiche ville della Toscana e decidere di rimettere in sesto la produzione del suo vigneto che oggi produce un pluripremiato olio biologico da olive di Frantoio.

Sting fa impresa turistica

Poi, sempre lui, visto che “la piccola tenuta” lo permetteva, ha deciso di aprirla a feste private, matrimoni, ecc., e di lanciare addirittura una scuola di cucina al suo interno, dichiarando: «Abbiamo deciso di inaugurarla in autunno perché le ricette della nostra chef italiana, Alba di Papi, celebrano la vendemmia. L’esperienza prevede anche la possibilità che gli ospiti raccolgano l’uva e visitino l’azienda. Il programma della primavera sarà invece incentrato sui vari tagli di carne di maiale. Ci sono così tante ricette tradizionali sulle diverse carni, e sarà una full immersion nella vita rurale italiana».

La definizione di impresa turistica: imprese che esercitano attività economiche organizzate per la produzione, la commercializzazione, l’intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi, di infrastrutture e di esercizi, compresi quelli di somministrazione facenti parte dei sistemi turistici locali, concorrenti alla formazione dell’offerta turistica. 

Quindi Sting sta facendo impresa turistica in Italia. E lo sta facendo mettendo su una intelligente, profittevole, interessante, bella operazione imprenditoriale che può dar prestigio al nostro paese e contribuire al rilancio di quel turismo che tanto piangiamo negli ultimi anni.

Il turismo: il complesso delle manifestazioni e delle organizzazioni relative a viaggi e soggiorni compiuti a scopo ricreativo o di istruzione.
Al centro dell’esperienza turistica è il turista definito dall’Organizzazione Mondiale del Turismo come colui che viaggia in paesi diversi dalla sua residenza abituale e al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno dello stato visitato.

Dall’altra parte ci siamo noi con la nostra ormai consueta abilità di parlare a sproposito, di far passare la voglia di visitare, abitare, e più di tutto di fare impresa nel nostro paese. Si, noi accompagnati sempre dalla nostra solita stupidità: il dito indica la luna e noi guardiamo il dito e lo cazziamo perché non ha fatto la manicure. Noi che come ha ben ricordato Osvaldo Danzi (da cui ho preso spunto), siamo quelli di un caffè pagato 30,00 € in Piazza a Venezia, e quelli che facciamo pagare 42,00 € tre gelati perché serviti al bar vicino la Fontana di Trevi.

Noi che l’unica cosa che sembra interessarci di questo pezzente inglese è che non solo ci chiede di andargli a zappare la terra, ma pretende pure che gli diamo dei soldi, noi a lui, 262,00 € per una giornata. Noi furbacchioni, paperoni, che siamo patriottici. Che i nostri soldi li diamo a un Briatore qualunque, pure mille euro a sera gli abbiamo dato e gli daremmo se potessimo ancora permettercelo, tutti però spesi per i meglio Dj, le meglio femmine, e le meglio bollicine. Vuoi mettere con quattro olive sporche ancora di terra…

Ora, vizi e ignoranza personale a parte. Ognuno sperpera il proprio denaro come meglio crede. Quello che mi interessa è capire perché in tanti hanno gridato allo scandalo. Hanno additato l’imprenditore Sting a tirchio morto di fame che viene qui a chiederci di spaccarci la schiena per raccogliere le sue olive pretendendo pure che gli paghiamo la nostra fatica.

Perché vi siete tanto incazzati?
Ora vi faccio due conti: per un’ ora di formazione di un docente, o di un professionista chiamato a qualche seminario come esperto di qualsivoglia materia, o di un consulente aziendale, si è disposti a spendere (o almeno non ci si scandalizza della richiesta) dalle 100,00 € alle 500,00 € per ogni ora; se la formazione è svolta in più giornate, si va a forfait.
La richiesta di Sting (della struttura, le cui decisioni marketing e commerciali non so se le prende in prima persona) pare sia di 262,00 € e ha un programma preciso: si inizia con un picnic nei campi durante il quale personale qualificato insegnerà ai partecipanti la nobile arte della raccolta delle olive. Al termine, ad ogni partecipante verrà consegnato un cestino vuoto tutto da riempire nel corso della giornata fino al tramonto quando si potrà degustare un delicato bicchiere di Sangiovese (in vendita a 15,70 euro).

Mi pare che il programma possa definirsi giornata di formazione in cui si applica in pratica (nella seconda parte) la teoria insegnata nella prima parte.

Altra polemica, o almeno altro argomento che hanno usato i sapientoni criticoni, ignorantoni, in questi giorni, per il solito brutto vizio di non saper tacere al momento opportuno, è quello del prezzo del calice di Sangiovese a 15,70 €. Oppure del costo di 6000 € a settimana per il soggiorno nella dimora. Ora mi chiedo, anzi vi chiedo: quando sentite parlare di suite ultralussuose, dotate di ogni comfort e di tutti gli sfarzi utili solo a sfoggiare la pienezza del portafogli di chi le sceglie, il costo di queste suite è mai al di sotto dei 1000,00 € per notte? non mi pare. Una dimora (quindi non una camera) nella tenuta di Sting, a conti fatti, viene a costare, a chi sceglie l’eleganza, la sua tranquillità, la sua bellezza di una natura unica, neanche 900,00 € per notte.

Non sto dicendo che dovremmo ringraziare Sting per aver scelto l’ Italia per la sua vita e parte delle sue imprese. Dovremmo semplicemente esserne fieri. Dovremmo crearci valore intorno. Dovremmo approfittare noi della sua immagine. E invece dobbiamo sperare che se ne stia lì a coltivare la sua terra invece che leggere le nostre cazzate su internet.

C’è proprio che noi non conosciamo la cultura del turismo. Pertanto non sappiamo come svilupparlo. Non conosciamo il valore delle nostre terre, della nostra naturale bellezza. Non valorizziamo il sudore del nostro lavoro, non ne apprezziamo i frutti. Noi siamo quelli che stanno lasciando scomparire i mestieri artigiani, quelli che i contadini sono poveracci.

Luca Carbonelli

Imprenditore, esperto di Marketing ed ecommerce, con particolare preparazione nella gestione della piattaforma Amazon. Dal 2004 gestisce l'azienda di famiglia, la Torrefazione Carbonelli s.r.l. di cui è fautore della trasformazione digitale che le ha permesso di imporsi nel mercato online come punto di riferimento del made in italy nel settore food & beverage.
È consulente esterno in gestione aziendale, trasformazione digitale, marketing e comuniaczione; ecommerce, Amazon. Effettua corsi di formazione in management delle pmi, maketing, digital marketing, ecommerce, gestione della piattaforma Amazon. È autore di "Falla esplodere. Come una piccola impresa può affrontare la trasformazione digitale".

Impegnato nel sociale, è stato per 5 anni vice presidente del gruppo giovani della CNA (confederazione nazionale artigianato).

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