Questa premessa, che può apparire autocelebrativa, credo sia doverosa al fine di invogliare gli ultimi scettici ad abbracciare il canale del commercio elettronico con più fiducia verso i servizi che gli ruotano intorno e non a scappare quando sentono raccontare di truffe e raggiri. Che di truffe e raggiri ne è zeppo il mercato (online e offline), ma per starne alla larga bisogna semplicemente saper vendere e comprare, che di società di servizi che non solo ci aiutano a vendere e comprare, ma che ci tutelano nei nostri acquisti e nelle nostre vendite, professionali ed efficienti, ce ne sono eccome. PayPal è una di queste. Quando leggiamo che ogni anno l’ecommerce aumenta del 17% (ormai sembra un parametro fisso da qualche anno), dobbiamo stare attenti: questo dato si riferisce agli acquisti. Aumentano gli acquirenti. Aumentano i prodotti venduti, e per di più sui grossi marketplace, ma la crescita delle aziende che vendono online è minima, e gli acquirenti che acquistano dalle piattaforme proprietarie dei brand e non dai marketplace sono ancora troppo pochi. Questo è dovuto alla ancora elevata ignoranza in materia di commercio elettronico, e alla deleteria e fuorviante concezione che si effettuano più truffe online che offline. Quindi, di seguito vi racconto la mia ultima esperienza.

E’ successo che il 31 luglio, sul sito Caffè Carbonelli shop, arriva un acquisto multiplo di caffè in grani, per un totale di 256,70 €. Non una somma enorme ma, in base all’esperienza fatta, sicuramente un acquisto insolito trattandosi di molti kg di caffè in grani e di varie miscele. Quella è una somma normale per chi compra online cialde o capsule, ma caffè in grani, ancora no, soprattutto considerando che nei dati dell’acquirente non c’era una ragione sociale che facesse pensare che il cliente avesse una distribuzione di caffè o un bar, bensì un semplice nome e cognome. Un acquisto da privato, insomma. La cosa mi stupisce, ma evadiamo l’ordine comunque con la consueta celerità, soprattutto in quanto il cliente aveva effettuato tempestivamente il pagamento tramite paypal.
Due giorni dopo ci arriva la notifica del nostro partner per le spedizioni, che ci indica questa merce in giacenza in quanto “il cliente non è presente all’indirizzo indicato”. Sicuramente è una delle vicissitudini più frequenti quando la merce va in giacenza per mancata consegna, ma la cosa inizia ad insospettirmi. Rilascio il numero di telefono del cliente al mio referente del corriere espresso, gli chiedo di contattarlo per concordare la consegna e tenermi aggiornato.
Intanto il cliente, il giorno 8 Agosto, effettua un nuovo ordine per un totale di 485,20 €. Sempre caffè in grani, sempre puntualissimo nel pagamento con paypal. Quasi contestualmente il mio referente del corriere mi aggiorna sullo stato della prima spedizione, indicandomi che è riuscito a mettersi in contatto con il cliente, e che – cito testualmente – “il cliente ci chiede di consegnare ad un altro indirizzo, anzi, in verità ha chiesto che la merce gli venisse consegnata su uno stabilimento balneare in quanto lui in quei giorni è lì al mare”. Si. Queste testuali parole.
Al che, il sospetto che si stesse preparando per truffarci è aumentato, divenendo quasi una certezza. Chi effettuerebbe mai un secondo acquisto per 485,00 € prima che l’acquisto precedente di oltre 250,00 € non gli sia stato ancora consegnato?
Decido di chiamare il cliente, al quale chiedo lumi sulla mancata consegna, indicandogli di definire un indirizzo che noi avremmo inviato al corriere come aggiornamento del documento di consegna. Mi risponde che ormai è già d’accordo con l’autista del corriere, e che il giorno seguente gli sarebbe stata consegnata la merce. Gli chiedo quindi come mai avesse effettuato un secondo acquisto presso il nostro sito, nonostante non gli fosse ancora stato consegnato ancora il primo. Mi risponde che era per verificare la nostra buona fede. La nostra buona fede? Essendo il cliente in questione campano (non fate la solita faccia, vi garantisco che casi simili mi sono accaduti in passato da più parti d’Italia), con una provocazione, cercando di rassicurarlo, gli faccio presente che avrei avuto io stesso il piacere di consegnarglielo personalmente se mi avesse detto dove e quando. Mi ringrazia, e mi dice nuovamente che è già d’accordo col corriere.
Alla fine della telefonata, ho detto ai miei collaboratori che stavamo subendo una truffa: il cliente effettua l’acquisto. Paga tranquillamente. Indica al corriere di effettuare la consegna presso un indirizzo non indicato in lettera di vettura, alla consegna apporrà una firma non leggibile, poi contesterà a paypal la mancata consegna e paypal gli rimborserà la somma versata stornandola dal nostro conto, almeno fino a prova contraria. Il cliente si sarebbe ritrovato quindi sia la merce che i soldi rimborsati. Questo era il sunto di quanto dal mio punto di vista stava per accadere. Chiamo quindi subito al referente del corriere per chiedergli che al momento della consegna, l’autista faccia apporre una firma leggibile sulla prova di consegna, e che per la nuova spedizione non venga cambiato l’indirizzo indicato sulla lettera di vettura.
Il giorno seguente contatto il cliente che mi conferma la consegna della merce. Ma i toni, e i modi, continuano a destarmi preoccupazioni. Il 23 Agosto il cliente apre una contestazione su paypal per mancata consegna. Come volevasi dimostrare, a pensar male si fa peccato, ma se hai un briciolo di esperienza, a volte si ha anche ragione.
La cosa positiva, però, è che non appena abbiamo inviato, questa mattina, alla riapertura post vacanze, la prova di consegna a paypal, la società di pagamenti dopo neanche trenta minuti ha chiuso la controversia riaccreditandoci l’importo che intanto aveva congelato. Molto probabilmente, questa persona, non solo cercava di compiere questo tipo di truffe, ma lo faceva con una carta di credito clonata o rubata.