“È difficile dire se il mondo in cui viviamo sia sogno o realtà”
Kim Ki-duk, 2004.
Quando mi capita di parlare con una persona di un film tendo a raccontare l’inizio, o a spiegare a grandi linee di che cosa parla. Questa volta però voglio provare a fare il contrario: raccontare un film partendo dalla scena finale e dai titoli di coda.
Tante persone sono terrorizzate dagli spoiler, dal leggere l’ultima mezza pagina di un libro o vedere l’ultima inquadratura di un film prima del nero. Posso dire con una certa tranquillità che vedere l’ultima scena di Ferro 3 non vi rovinerà in nessun modo la sorpresa, se mai decidereste di vedere il resto del film.
Qualcuno ha raccontato di essere uscito dal cinema con la sensazione di “camminare sulle nuvole”. Io l’ho visto a casa mia. Tra l’altro per non so quale problema l’audio era andato a farsi friggere, quindi l’ho visto tutto muto. Il film ha pochissime battute e quelle poche che ci sono sono in coreano. Non sapendo il coreano, leggevo i sottotitoli e tanto mi bastava. Anzi, mi sembrava un silenzio appropriato, quasi un atto dovuto.
Per molti potrà suonare un po’ snob dire di apprezzare un film di un cineasta coreano, che ha fatto un film praticamente muto. Il problema è che Ferro 3 è bello davvero. Scivola giù come un bicchiere di acqua fresca a luglio. Senza parole.