“Poi finalmente accadde l’impossibile.
E quel momento rese possibile tutto il resto”
A. Niccol, 1997
Gattaca è in assoluto il mio film preferito. È curioso pensare a come ci sia arrivata: me l’aveva prestato in VHS una mia compagna di classe, più o meno a metà della scuola superiore, dicendomi “Guardalo c’è l’attore che è troppo figo”. Una videocassetta registrata da Rete 4. Consideravo Ethan Hawke già figo fin dai tempi de L’attimo fuggente, quindi non fu una rivelazione. Ma l’incontro con il suo personaggio, Vincent Freeman, quella sì che fu una rivelazione.
Ok, Gattaca è una favola. Vincent è l’eroe, ma invece della principessa da conquistare c’è Titano e al posto della spada magica c’è un sacchetto di urina per passare i controlli e qualche goccia di sangue. Il suo addestramento passa attraverso lunghe e dolorose operazioni chirurgiche, attraverso l’inganno, attraverso la consapevolezza che anche un essere imperfetto può arrivare là dove sognava di arrivare.