Non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini.
Il giorno che accadrà, sarà un giorno sbagliato.
Paolo Sorrentino, 2004
Nel 2009 Paolo Sorrentino, insieme a un gruppo di altri registi italiani tra cui Gabriele Salvatores ed Ermanno Olmi, ha partecipato a un progetto indetto da una delle più famose banche italiane. Tema, la fiducia. Ok, forse qualcuno storcerà il naso: banche, fiducia, registi famosi, tempo di crisi… È un’associazione di idee che a molti potrebbe far venire l’orticaria. E infatti i risultati sono stati più o meno indulgenti.
E poi c’è questo corto di Sorrentino, La partita lenta. una decina di minuti scarsi e in bianco e nero, praticamente muto. Sorrentino, che di solito nei suoi film costruisce dialoghi corposi e tosti, qui non parla. E, a prima vista, non sembrerebbe nemmeno parlare di fiducia, per lo meno non nel senso che ci si aspetterebbe da un progetto sponsorizzato da una banca. Fuori tema, direbbe qualche maestra un po’ troppo zelante.
Sorrentino non parla di “affidabilità” né di garanti, non fa la morale su progetti da realizzare ma parla della vita di tutti i giorni, di quella fiducia che tiene insieme i rapporti, senza bisogno di spiegarla: madre e figlio, padre e figlio, moglie e marito, compagni di squadra. È tutto lì. Fiducia anche quando una lettera viene nascosta sotto un mucchio di altre carte, fiducia quando una persona che amiamo fa qualcosa di vagamente pericoloso. E che le banche restino sullo sfondo, insieme alle parole e a tutto il resto.