Il mio 2026

“Il mediatore tra cervello e mani deve essere il cuore”
F. Lang, Metropolis, 1926

Qui si va sul personale. Perché è un periodo un po’ complicato e a volte ti può dare sollievo tornare a tuffarti in ciò che ami per cercare di capire da dove vieni e dove vuoi andare.

Metropolis è uno dei miei film preferiti, di quelli che li vedi un giorno e capisci di esserti innamorata per sempre. Ho spesso pensato che se il cinema fosse finito dopo Metropolis sarebbe stato lo stesso un grande lusso.

1927, diretto da Fritz Lang e scritto dalla moglie Thea von Harbou. L’ho visto a scuola. Il mio pensiero era corso alle Adidas che avevo ai piedi e a quei “fratelli” da qualche parte, nel mondo, che forse le avevano fabbricate cercando di tenere insieme le due lancette di un grandissimo orologio. E mi sono sentita un po’ Freder.

(Nota a margine: come cambia le cose chiamarsi Fritz Lang o Chiarlie Chaplin.)

Qualche anno dopo ero bloccata in autostrada. Tornavo da una cosa di lavoro. Era il tramonto, il cielo era grigio-azzurro e non ancora nero, e i fanali delle auto davanti a me e nella carreggiata opposta che brillavano mi avevano fatto pensare alla famosa scena del cambio turno.
Soli e chiusi nelle proprie automobili, tutti mi sembravano tristi, costretti alla routine del “È così che vanno le cose, bambina cara”.

È pazzesco come Metropolis sia sempre saltato fuori, in un modo o nell’altro, nei momenti più inaspettati. Inaspettati quanto l’ingresso del Museo del Cinema di Berlino quando ho camminato “dentro” la metropoli. La città era sotto i miei piedi, di fianco a me, potevo toccarla con le mani, sporgermi dalle finestre.

L’altra sera, sentendomi molto come uno degli uomini del cambio turno mi sono messa comoda e ho investito un paio d’ore nel ripasso di questo film. In attesa del mediatore (o della rivoluzione) mi perdo nello spettacolo e ringrazio Fritz Lang e consorte.

Valentina Spotti

Nasce nel 1984 e vede per la prima volta una pagina web sul finire degli anni Novanta: ci rimane male perché si immaginava chissà cosa. Poi vennero i blog, i social network e YouTube, soprattutto YouTube, dove ha perso innumerevoli ore di sonno e studio saltando di video in video, ma che alla fine le ha regalato una bella idea per una tesi di laurea su reputazione e audiovisivi. Oggi è contributor per Tech Economy e lavora
come web editor per uno dei maggiori portali italiani di informazione
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