Il piacere della rinuncia

Trarre piacere dalla rinuncia sembra una contraddizione in termini, nel senso che il piacere solitamente deriva da qualcosa che si desidera e si ottiene , almeno secondo il comune modo di pensare di una società fortemente globalizzata, edonistica e immediata nel trarre giudizi e conclusioni.

Il piacere della rinuncia

Come esiste il comune senso del pudore, oggi esiste anche il comune senso del piacere o perlomeno quello che crediamo, o ci fanno credere, che sia piacere. Il piacere di apparire belli, eleganti, eruditi, democratici secondo canoni precostituiti, modelli culturali spesso condivisi per abitudine più che per scelta. Ma è vero Piacere? Credo assolutamente di no!

Il vero Piacere, inteso come sensazione di benessere non solo fisico ma anche interiore, non può derivare dalla nostra passività, dalla nostra accettazione tout court di un semplice modello comportamentale, ritenuto corretto perchè statisticamente collocabile sull’esatto apice di una curva gaussiana . Il vero Piacere, per essere tale, deve originare dal nostro intimo, deve essere una consapevole elaborazione della nostra coscienza, deve insomma appartenerci per genitura. Ma come? Intanto cercando di essere noi stessi, naturalmente originali, soggetti attivi di ogni azione che contraddistingue il nostro comportamento, le nostre scelte, le nostre accettazioni ma soprattutto le nostre rinunce. La passività e l’assimilazione, o peggio ancora la globalizzazione delle nostre menti, è sicuramente il peggior male dei nostri tempi.

Mass media propalanti false verità, modelli fasulli proposti senza pudore alla “comune” opinione pubblica sono le più pericolose insidie alla crescita morale di un popolo distratto. Rinunciare a tutto ciò, impegnando il proprio tempo a discernere, a cercare di capire la causalità degli eventi secondo la nostra razionalità, spesso ingiustamente e irresponsabilmente sopita, vuol dire essere liberi, non strumentalizzabili, non ascrivibili aprioristicamente ad estranee correnti di pensiero. La libertà, in tale senso intesa, genera un profondo senso di Piacere, per sentirsi dalla parte del giusto, per non aver contratto debiti comportamentali col prossimo, dal quale possiamo dissentire tutte le volte che lo vediamo proporci soluzioni sbagliate ai nostri problemi quotidiani. Rinunciare ad inseguire ciò che non possiamo avere, prendere coscienza dei propri limiti pur tentando di migliorarsi, equivale ad un senso di liberazione dalle proprie angosce, a trarre gioia dalla nostra quotidianità senza che essa ci appaia terribilmente monotona. La rinuncia, mai fine a se stessa, è alleata della Temperanza, è essa stessa virtù e produce benefici effetti non solo sul piano morale, ma anche su quello fisico. Le dipendenze dal frivolo, dall’effimero sono tali perchè la nostra stessa fisicità non riesce a farne a meno: standard di agiatezza (bei vestiti, bella macchina, viaggi, ricreazione) o pseudomodelli di libertà (assenza di vincoli familiari o di genitorialità) sono in realtà una grave limitazione alla nostra autodeterminazione, alla nostra capacità di adattamento al peggio, una vera privazione della capacità di rinuncia a ciò che non è strettamente indispensabile.

Essere liberi di rinunciare, senza esserne costretti, vuol dire accettare sempre modelli di vita condivisibili e mai imposti, in un processo evolutivo razionale e consapevole. A questi livelli di libertà intellettuale, tuttavia, si giunge con fatica, con coerenza, con esercizio mentale quotidiano, con studio, con modestia, con disponibilità e apertura verso il prossimo. Altresì il Piacere della rinuncia ad ogni forma di rassegnato fatalismo si trasforma, solo così, nella Gioia di essere, nella capacità di cercare e saper scoprire nuove opportunità di vita, di creatività, quando in tempi difficili come questi “a ‘nuttata” di eduardiana memoria sembra interminabile, stando alle infauste sadiche notizie dei mezzi di comunicazione, quasi fossero ogni giorno votati cinicamente a privarci di ogni speranza nel futuro….Io la penso così, Figlio mio.

Pino Cito

Medico-chirurgo specialista in ginecologia ed ostetricia. Gia' docente universitario, attualmente in pensione. Appassionato d'arte e fotografia, ama il giardinaggio, i viaggi e le buone letture.

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