Quando si arriva in una città nuova dove non si conosce nessuno, vuoi vedere tutto e farti qualche punto di riferimento. La Cinematek però l’ho scoperta quasi subito: una facciata grigia e tutto sommato anonima incastrata tra il Parc e il centro storico.
Il Museo del Cinema di Bruxelles è piccolo, un paio di stanze al massimo, con le riviste incatenate ai tavolini e poche teche con dentro qualche cimelio. Chi va alla Cinematek, però lo fa per sedersi in una delle due sale, Ledoux e Plateau: la prima da poco più di un centinaio di posti, la seconda una specie di ripostiglio con ventinove seggioline e una rassegna di cinema russo o polacco sempre in cartellone.
Ed è stato qui che, in un’appiccicosa domenica di una poco convinta estate belga, mi sono seduta per vedere Sciopero! di Ėjzenštejn. Lo ricordo come un pomeriggio piuttosto surreale, era giugno: fuori il sole era palliduccio, dentro la Ledoux mancava un po’ l’aria e non saremmo state più di quindici persone.
Sciopero! è un film muto e io non l’avevo mai visto per intero. In sala c’era anche una ragazza, seduta a un pianoforte illuminato da una lucina minuscola. Lei ha improvvisato per quasi un’ora e mezza di film, senza mai fermarsi, accompagnando le scene con la sua musica. Sembrava veramente di essere tornati cent’anni nel passato ma poi, a qualcuno, è suonato un cellulare.