Prendimi la mano,
prendimi il braccio bianco,
prendi il desiderio delle mie spalle strette
Edith Södergran
Piove, fa freddo. Dovrei fare delle cose ma non ho voglia. Girello su YouTube e ritrovo questo film c’è tutto, intero. Non posso fare a meno di ricordare episodi di amici – ma forse erano leggende metropolitane – che hanno cercato di noleggiarlo in videoteca e si sono sentiti rispondere che non tenevano film per adulti. Solo cinque minuti – mi dico. Un’ora e mezza più tardi scorrono i titoli di coda.
Fucking Amal racconta quanto sia complicato, a volte, diventare grandi e accettarsi per quello che si è. O per quello che non si vuole diventare. Come Elin, che sogna di diventare una modella, ma anche psicologa, ma che più di tutti ha paura di diventare come sua madre. O come Agnes, che di paura di essere diversa non ne ha, ma di essere ferita sì, e anche tanta.
Ma più di ogni altra cosa, Fucking Amal è un inno all’amore adolescenziale, quello che non ti guarda in faccia, che ti prende, che ti lascia e che ti fa diventare grande.