“Strana la vita. Quando uno è piccolo, il tempo non passa mai.
Poi, da un giorno all’altro ti ritrovi a cinquant’anni,
e l’infanzia o quel che ne resta è in una piccola scatola, che è pure arrugginita.”
Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain, J.-P. Jeunet, 2003.
Sette anni fa sono stata a Parigi, ed è stato il mio primo viaggio da sola. Ho preso un treno, a Milano, e per quattro giorni ho camminato in lungo e in largo per la città.
Per l’ultimo giorno mi ero tenuta Montmartre. Non lo cercavo in modo particolare perché, devo ammetterlo, non sono mai stata una grande fan di questo film. Ma a un certo punto, a due passi dall’albergo dove alloggiavo, mi sono trovata davanti al Café des 2 Moulins.
Ed è strano, perché non si tratta di uno di quei posti strafamosi, come la Tour Eiffel o la Statua della Libertà, che quando li vedi dal vivo non hanno più quel sapore di inatteso.
Stare davanti al Café des 2 Moulines è un po’ come trovarsi davanti a un libro di cui hai sentito parlare per anni ma che non hai mai letto, e che all’improvviso ti trovi davanti su una bancarella di una fiera di primavera.
Chissà come sarebbe stato, entrarci per bere un caffè.