La Formula 1 è la massima espressione dello sport motoristico su quattro ruote, o meglio così dovrebbe essere. Non ne sono più certo e utilizzo il condizionale perché dopo quello che abbiamo visto domenica, nel gran premio di Silvestone, inizio a pensare che qualcosa non vada per il verso giusto.
Se avete visto il Gp, vi sarete accorti delle pericolose “esplosioni” di pneumatici che hanno colpito vari piloti su monoposto diverse.
Non deve essere stato “bello” per Hamilton, Massa, Perez e altri, perdere il controllo della propria vettura a oltre 250 km/h, oppure per i piloti alle spalle schivare pezzi di pneumatici di circa tre kg che ti piombano a velocità stellare sul casco.
Domenica c’è stato un fallimento generale, della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile), della Pirelli fornitore unico degli pneumatici e, in particolare, della sicurezza dei piloti.
La gara andava fermata ma per la FIA, questo, avrebbe creato un grosso precedente, una caduta d’immagine al carrozzone luccicante della Formula 1 quindi, “the show must go on” e addio sicurezza dei piloti.
Dopo la gara si legge che la Pirelli avrebbe voluto apportare modifiche per quanto riguarda la costruzione interna della gomme non più in acciaio, ma nel resistente kevlar; il fornitore unico aveva proposto dei cambiamenti per Montreal, ma diverse squadre, tra le quali la Ferrari, si sono opposte perché temevano che ciò avrebbe inficiato l’andamento del campionato.
Anche in questo caso pur di non dare vantaggio ai concorrenti, si è lasciato tutto come era senza pensare che qualcosa di pericoloso era in agguato, senza pensare che la vita, a oltre 300 all’ora, corre su una corda molto sottile.
La Formula 1 era una competizione di appassionati che vivevano con l’emozione per i motori nel cuore, è diventata una gara di avvocati, di regole fatte per essere aggirate, di software e strategie studiate al tavolino, vince chi è stato il più furbo a trovare un “buco nero” nel complesso regolamento imposto oppure riesce a testare gomme quando non potrebbe farlo.
Ai piloti non resta altro che sperare di riuscire a percorrere quella “curva” senza che accada nulla di anomalo, a noi spettatori tocca invece guardare uno sport dove il pilota conta sempre meno e le gare vengono, spesso, vinte il sabato al tavolino del box.