“…Ci piace l’Italia che considera il lavoro ben fatto il centro, il motore, l’anima del processo di cambiamento, l’approccio in grado di tenere assieme l’ebanista e il maker, l’azienda agricola e il rural hub, il cantiere edile e l’impresa di pannelli solari, il borgo antico e la smart city.
L’Italia che pensa che ciò che va quasi bene non va bene, che mette sempre una parte di sé in quello che fa, che prova soddisfazione nel fare bene una cosa a prescindere, qualunque essa sia: pulire una strada, progettare un centro direzionale, scrivere l’enciclopedia del dna, cucinare la pasta e fagioli…”
La notte del lavoro narrato è un’iniziativa stupenda ideata da un grande uomo, Vincenzo Moretti. Credo che fui uno dei primi, poco più di un anno fa, a conoscere il progetto di questa iniziativa. Ebbi subito l’invito e pensai: “un appuntamento tra un anno?”. Quasi mi spaventai, io che mi piace chiamarti e dirti “prendiamo un caffè tra una mezz’ora? ti devo parlare.”
Si, era era più o meno un anno fa quando conobbi Vincenzo leggendo Societing Reload di Alex e Adam. Mentre leggevo quel libro mi imbattei in un paragrafo titolato “secondiglianers“. Secondigliano è uno dei quartieri più discussi di Napoli, si sa. Io sono di scondigliano, e come dice Vincenzo sarò sempre di Secondigliano, pure se me ne andrò a Tokyo, New York o a Sidney. Vincenzo è di Secondigliano, e ama raccontarlo. E in quel paragrafo sono raccontate alcune storie di persone di Secondigliano. Storie di lavoro. Quando mi spiegò questa iniziativa me ne innamorai subito. Una notte dedicata alla conoscenza, alla cultura di lavori artigiani, piccoli o grandi storie. Ma soprattutto una notte in cui lavoratori vari leggeranno pagine di libri che hanno a cuore, che raccontano lavoro, o semplicemente che hanno ispirato lavoro o progetti.
L’introduzione di questo post è tratta dal manifesto di questa iniziativa. E manco a farlo apposta, proprio pochi giorni fa quelle parole Vincenzo le ha ripetute all’appuntamento del Salotto del Caffè dedicato all’importanza dello storytelling, o meglio della narrazione di imprese. “Ciò che va quasi bene non va bene” disse. E io mi emozionai.
L’anno scorso raccolsi l’invito con piacere. Però, con dispiacere, non potrò mantenere l’impegno e tenere il Salotto del Caffè aperto per quella notte. Per questo riterrò la discussione del 16 aprile, come la mia notte del lavoro narrato. Il 30 Aprile per me non ci saranno chitarre, pizze, e non avrò la compagnia degli amici a cui avevo parlato dell’iniziativa. Però mi fermerò comunque, ad un certo punto della serata, e leggerò la pagina che avevo in mente di leggere, magari mi registrerò e la posterò sui social con l’hashtag #lavoronarrato. Sarà il mio modo di partecipare.
Fatelo anche voi. Sono iniziative come queste che sanno dare valore al nostro lavoro.