L’esperienza fatta parola

Ultimamente mi capita di imbattermi in profili social i cui proprietari tra le informazioni lavorative si definiscono esperti di questo e di quello, con annesso titolo di figura professionale esercitata presso il nome di qualche azienda (startup?!) a me sconosciuta.

Io credo che tanti esperti che abbiamo in giro siano solo conoscenti della materia studiata. L’esperienza richiede un profitto da cui attingere verifiche.


Vi siete mai chiesti effettivamente quanto vale questa vostra esperienza? È semplice: andate sui vostri profili social, leggete le informazioni che avete inserito per descrivere la vostra attività, il vostro lavoro, cioè quello che vorreste fosse il vostro lavoro.

Bene. Avete letto? Rileggetelo di nuovo e più lentamente, pensando al significato di ogni singolo termine o lettera (se vi siete qualificati con un acronimo tipo CEO, CMO o via dicendo,  scomponetelo e andate a ricercare l’accezione di ogni parola. Occhio, che la maggior parte di queste saranno inglesi, fate quindi una buona traduzione).  Se ora avete ben chiaro il significato di quella mansione, confrontatelo con la vostra effettiva attività quotidiana, cioè con le azioni svolte durante una vostra giornata tipo dalle ore 08.00 alle ore 18.00 e chiedetevi se grazie a queste azioni incassate denaro, soldi, euro, per poi emettere una fattura a giustificarne l’entrata.

No? Non incassate? Male. Cominciate a pensare che più che degli esperti siete degli aspiranti professionisti. Più che degli imprenditori siete degli startupper figuranti per gli eventi. Siete degli stagisti a tempo determinato va, quando ogni tanto qualcuno tra i vostri contatti -quasi mai previo invio di un CV- vi chiama a svolgere una qualche mansione attinente alla vostra passione, o ai vostri studi, perchè abbiamo appena appurato che per ora non è un lavoro, visto che non è l’attività grazie alla quale sostenete le vostre spese di vita quotidiana.

In realtà non credo possa esserlo mai se troverete sulla strada persone con un pò di sale in zucca che vorranno testare la consistenza della vostra decantata esperienza prima di affidarvi un posto di lavoro. Si, la consistenza. Perchè poi c’è esperienza e esperienza. Parole e fatti. Risultati che hanno prodotto effetti tangibili a beneficio del committente o dell’azienda per cui avete lavorato, e ci sono risultati (la consapevolezza è il risultato migliore in questo caso) che hanno prodotto solo lo scorrere del tempo sul calendario fino ad arrivare al giorno in cui (oggi) state leggendo questo post e vi state rendendo conto, spero, che la vostra grossa esperienza probabilmente non vale granchè in quanto inesistente.

Qui di seguito, giusto per rendere l’idea di questo mio pensiero, vi rimando alcune definizioni del termine esperienza riportate dal vocabolario Treccani:

a. Conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà.
b. Conoscenza della realtà pratica considerata nel suo complesso.
c. Contenuto di conoscenza umana considerato dal punto di vista delle modificazioni psicologiche e culturali che esso determina nello sviluppo spirituale di una persona.
d. Nel linguaggio scientifico, la prova di un principio, di una teoria, di una legge, ottenuta per lo più in laboratorio col riprodurre un fenomeno al fine di mostrare le relazioni di dipendenza tra cause ed effetti.
e. Con senso più generico, esperimento, prova.

Ora, lungi da me spezzare gli entusiasmi con cui vi proponete sui social, su Linkedin in particolare, e nelle short bio dei blog che vi ospitano (senza compenso, perchè anche il blogger non è un mestiere ma l’appellativo con cui riconosciamo un professionista che tra le sue attività include la pubblicazione, su spazi web, di contenuti originali da lui prodotti), e prendete in esame anche solo il più generico dei punti di cui sopra: l’ultimo. Ecco, siete in grado di dimostrare con delle prove la vostra esperienza? No? Ok, allora la risposta è questa: la vostra esperienza non ha valore in quanto non esiste. Non è quantificabile in quanto astratta. Quindi, fatevi furbi: se volete avere la possibilità di acquisire esperienze, magari retribuite, trovare magari chessò un lavoro, non proclamatevi esperti perchè le persone più in gamba che troverete sul vostro cammino, quelle che potrebbero essere alla ricerca della figura professionale che non siete ancora, vi escluderanno a priori rendendosi conto che la vostra esperienza pesa quanto una parola.

p.s. se state pensando che comunque potete considerarvi esperti in quanto il vostro concetto di esperienza è più vicino alla definizione di cui al punto c, vi state solo illudendo.

Luca Carbonelli

Imprenditore, esperto di Marketing ed ecommerce, con particolare preparazione nella gestione della piattaforma Amazon. Dal 2004 gestisce l'azienda di famiglia, la Torrefazione Carbonelli s.r.l. di cui è fautore della trasformazione digitale che le ha permesso di imporsi nel mercato online come punto di riferimento del made in italy nel settore food & beverage.
È consulente esterno in gestione aziendale, trasformazione digitale, marketing e comuniaczione; ecommerce, Amazon. Effettua corsi di formazione in management delle pmi, maketing, digital marketing, ecommerce, gestione della piattaforma Amazon. È autore di "Falla esplodere. Come una piccola impresa può affrontare la trasformazione digitale".

Impegnato nel sociale, è stato per 5 anni vice presidente del gruppo giovani della CNA (confederazione nazionale artigianato).

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