Selfie non è solo una parola

Potrebbe essere il nome di una bella ragazza, magari straniera. Ed invece no, è la parola che indica la tendenza attuale a mettersi in mostra. È l’autoscatto col quale rendiamo pubblico un qualsivoglia atteggiamento che ci vede protagonista in compagnia o da soli. Selfie, appunto, che secondo l’Oxford Dictionary è la definizione più usata dell’anno 2013.

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Oggi non si è trendy se non si socializza anche e soprattutto on line, con Facebook ,Twitter o Instagram, se non informiamo e siamo informati in tempo reale su dove siamo, con chi siamo, cosa stiamo facendo, cosa pensiamo, cosa ci piace e cosa no.

La privacy è diventata solo un optional, che paradossalmente difendiamo solo a parole ma quasi mai coi fatti, per la quale abbiamo persino inventato un’Autorità Garante, salvo poi rinnegarla autonomamente per il narcisistico piacere di apparire, di mostrare, di condividere.

Basta uno smartphone e in ogni momento, se lo vuoi, sei al centro del mondo, che tu sia in cucina, in piazza, a teatro, al lavoro, persino davanti allo specchio del bagno che a volte tradisce la tua distrazione, mostrando oltre al tuo volto anche la tazza o lo sciacquone.
La tua espressione, impostata per l’autoscatto e mutata da sorrisi fasulli, alla fine di numerosi tentativi è forse la peggiore che tu potessi scegliere per la foto da caricare su Facebook.

Altrettanto fasulli “mi piace” appagano la tua insaziabile attesa di consensi. C’è sempre qualcuno a cui incondizionatamente piace la tua foto, non importa se bella o brutta, se voglia significare qualcosa o nulla.
Oggi nessuno può definirsi esente dalla “selfie-mania”, che si chiami Barak Obama o Pinco Pallino.

L’amica appena uscita dal parrucchiere o gli amici davanti ad una birra vogliano mostrarsi al mondo, così come la moglie davanti ad una tavola imbandita per una romantica cena a due o subito dopo aver sfornato un’accattivante crostata.

Talvolta esiste anche l’autoscatto “indiscreto”, quello che coglie il momento delle coccole e del bacio, quello che nelle intenzioni dei protagonisti deve provocare l’ammirazione altrui o l’invidia, a seconda dei destinatari della foto stessa. Come sono lontani i tempi del sacro timore di papà e mamma!

La gestualità è quasi sempre la vera protagonista del selfie, con smorfie o linguacce, che ci ricordano quanto sia diffuso il piercing fra le ragazze, non solo sulla lingua,anche sulle orecchie, sul sopracciglio, sul naso ….e per la verità anche su altre parti nascoste, da mostrare solo al proprio ragazzo e al ginecologo.

Il dito medio alzato è spesso presente nell’autoscatto di coloro che protestano mediaticamente contro il mondo, che poi siamo noi fruitori degli stessi socialnetwork. Scopriamo così che i Peter Pan sono sempre più numerosi, che non hanno età né censo, che indistintamente uomini e donne sono accomunati dallo stesso identico narcisismo masochista della propria foto al centro dell’attenzione-curiosità degli altri.

Volontariamente e consapevolmente andiamo ogni giorno a ingrandire l’immensa folla di omologati, schedati, etichettati fruitori di mass-media, senza più segreti né privacy, che non si rassegnano ad essere esclusi da un processo di globalizzazione inarrestabile, ove spesso il bisogno di protagonismo è valutato e appagato dal numero di “mi piace” o di commenti sotto ad una foto. Selfie, appunto……

E pensare che tutto questo ha avuto inizio quasi come un gioco fra ragazzi, ragazzi geniali però!

Pino Cito

Medico-chirurgo specialista in ginecologia ed ostetricia. Gia' docente universitario, attualmente in pensione. Appassionato d'arte e fotografia, ama il giardinaggio, i viaggi e le buone letture.

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