Volevo fare il pubblicitario

Se si entra in una facoltà di Scienze della Comunicazione qualsiasi, alla domanda “Che vuoi fare nella vita?” di sicuro una delle risposte più probabili sarà “il pubblicitario”.

Quanti di questi giovani sognatori sanno cosa realmente vuol dire essere un pubblicitario? È bello vedere l’innocenza nei loro occhi quando si immaginano futuri Seguelà incompresi dalle loro famiglie che li credono pianisti in un bordello, quando parlano delle agenzie creative come tanti piccoli paesi dei balocchi dove si respira aria di creatività in ogni angolo.

Lasciatemelo dire: loro non sanno cosa li aspetta, proprio come Pinocchio nel Paese dei Balocchi.

La vita da agenzia genera dipendenza, questo è vero; è una droga ma come tutte le droghe, dopo l’estasi euforica del post assunzione o del primo successo, ti rende vulnerabile, nervoso, ti fa conoscere fragilità che non pensavi di avere, ti scopri un vaso di cristallo in mezzo a mille incudini di ferro.

L’agenzia è per certi versi come una grande gabbia dei leoni dove ci si avventura con una leggera ebbrezza e ci si deve poi barcamenare per non finire dritti nella bocca di animali famelici pronti a sbranare.

Credo che lavorare in un’agenzia generi schizofrenia, ci sono attimi in cui adori quello che fai, ti senti la più forte e “figa” del mondo; altri in cui ti sembra che tutto il mondo ce l’abbia con te; momenti in cui amabili ed estrosi creativi ti offrono una sigaretta e attimi dopo in cui senti il loro fiato sul collo mentre sono lì che urlano contro te e tutta la tua stirpe perché non hai difeso abbastanza la loro idea o non ti sei fatto rispettare/ascoltare.

Il contrasto è l’elemento preponderante nella convivenza tra i reparti ma è anche ciò che dà forza e vigore all’agenzia stessa. È proprio nella commistione di queste diversità che si formano i progetti più belli e lungimiranti.

Se c’è una cosa che ho capito in questi anni è che un vero account sa essere un ottimo diplomatico, sa parlare con calma e contare fino a dieci quando è necessario, sa esporre la sua idea e dare il tempo al prossimo di sedimentarla, sa quando è il momento di non insistere su una strada, sa capire quali sono le esigenze del cliente e riportarle all’interno, sa anche farsi rispettare quando qualcuno prova a mettere in discussione la sua persona.

In bocca al lupo giovani sognatori di oggi, sostenitori dell’economia farmaceutica mondiale degli psicofarmaci del futuro.

Michela Taccheri

Michela Taccheri è oggi Digital Strategist presso BeDigitalNow. Donne e Motori è una definizione che si addice a gran parte della sua carriera; Chrysler, Jeep, Mercedes, Fornarina, KIKO, Diesel, Algida sono solo alcuni dei brand per cui ha sviluppato progetti di comunicazione digital. Ha scelto questo percorso all’età di 15 anni, oggi che ne ha 27 può dirsi pienamente soddisfatta di ciò che è riuscita a costruire e di ciò che ancora avrà la possibilità di fare. Clown Dottore per passione, Fashion Victim per contingenze, Digital Strategist per vocazione. Si lancia in questa esperienza con la stessa incoscienza con cui prende la sua vita e la leggereza ebrezza da contagio virale delle idee a guidarla.

Lascia un commento

Your email address will not be published.