Elogio del Caffè

Confesso, caro amico mio, di farti assai spesso torto bevendoti frettolosamente, distratto da mille pensieri.
 Ma questa volta no. Questa volta voglio proprio tessere le tue lodi, davanti alla tazzina fumante, che spande
 il tuo profumo, stimola le mie papille e risveglia la mia fantasia con mille associazioni di idee.

Tanto per cominciare, tu non sei solo una bevanda che, per le tue qualità, sei fra le più eccelse; sei un naturale complemento di ogni avverbio di tempo,
 perché stai bene prima, durante e dopo ogni occasione.  Sei l’inconsapevole ruffiano di ogni incontro galante, d’affari, d’evasione, di poesia.

Imponi ai tuoi estimatori un rituale di preparazione, di degustazione, di associazione ad altri aromi, ma sei diventato anche cittadino del mondo e, come tale, pur di essere gradito, 
accetti tuo malgrado, manipolazioni e misture che non ti sono sempre congeniali, ma, come si dice, paese che vai caffè che trovi…Rimani pur sempre, tuttavia, un efficace mezzo di socializzazione in ogni luogo, dai caffè più famosi di guttusiana memoria,
 ai caffè parigini o della Grande Mela, ai grandi Caffè storici di mezzo mondo, da Roma a Padova, Torino, Firenze, Lisbona, Budapest, Milano 
fino ai più semplici ma pullulanti di vita dei Caraibi, magari davanti a dei tramonti mozzafiato come quelli giamaicani.

Quanta cultura si è generata nel tuo nome!
I Caffè, appunto, hanno assistito alla nascita di veri e propri movimenti politici, rivoluzionari e indipendentistici,
 facilitando l’incontro e lo scambio di idee fra intellettuali ed operai, ma anche fungendo da cenacoli letterari ed artistici. Penso agli Impressionisti, ai Macchiaioli
 fino ad artisti, poeti, scrittori, musicisti più vicini a noi.   Da Pessoa a Puccini , ai “quattro amici al Bar” di Gino Paoli
. E tu, caro Caffè, in tutto questo sei stato l’occasione d’incontro, l’incipit della fantasia. Sei sempre stato la presenza costante e discreta di ogni evento.

A Napoli ti è stata attribuita la cittadinanza onoraria, ti sono state riconosciute delle qualità che solo la fantasia di un estimatore napoletano poteva immaginare. 
Il grande Eduardo in”Questi fantasmi” fa di tè non una semplice bevanda, ma una imperdibile goduria che, preparata a dovere (ci svela alcuni segreti della preparazione),
 si sorseggia sul balcone, scambiando quattro chiacchiere col dirimpettaio.
Il genovese De Andrè, nella sua “Don Raffae’”, quasi esagera nell’esaltare le virtù del caffè napoletano.
Il nativo grande Pino Daniele ci affascina anche musicalmente
 con “’Na tazzulella ‘e cafè”; ma il dono più bello che un autore potesse farti è stato quello di paragonarti alla bellezza “difficile” della donna amata. 
“A tazza ‘e cafè” scritta nel 1918 da Capaldo su musica di Fassone rimane una delle più belle canzoni napoletane ispirate da te.

Che dire di più? Anche per me fai parte delle ritualità quotidiane, al mattino al risveglio, quando ti offro per primo alla mia compagna ancora semidormiente e poi a me stesso, dopo il pranzo e nell’incontro con gli amici. Non riesco ad immaginare una giornata senza te. Grazie per l’effetto benefico che hai sulla mia mente, grazie di cuore, amico mio!
 E grazie anche a Voi, amici frequentatori ed estimatori del Salotto del Caffè di Luca Carbonelli, con i quali sicuramente starò “Anema e Core” per affinità elettive.

Pino Cito

Medico-chirurgo specialista in ginecologia ed ostetricia. Gia' docente universitario, attualmente in pensione. Appassionato d'arte e fotografia, ama il giardinaggio, i viaggi e le buone letture.

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