Arte e caffè, da Monet alla street art

L’arte del caffè e il caffè nell’arte: un binomio amaro nel sapore e dolce nella storia

Subito dopo un sorso di un buon caffè, assapori pienamente ogni sfumatura del suo gusto.  

Il buon caffè è un’arte e lo sanno bene le torrefazioni e i bar italiani che popolano il nostro territorio.

Dal dolce all’amaro, il gusto che lo caratterizza dipende dalle tecniche usate affinché l’idea diventi genesi di una tazza cocente di caffè bollente: dipende dalla tostatura dei grani e dalla selezione dei chicchi. È per questo che in un caffè si racchiude tutta l’arte delle mani esperte di chi lo lavora dalla materia prima al prodotto finale.

Il caffè nell’arte italiana

Raccontiamo spesso quanta arte c’è nel caffè, ma quanto caffè c’è nell’arte?

Immagino chi viveva la quotidianità del XVII secolo: camminare lungo le strade della Serenissima e vivere il caffè. Chissà se lo facevano come lo facciamo noi ora, ai giorni nostri.

Il caffè entra nelle giornate dei più e meno nobili di Venezia nel XVII secolo: arriva proprio dalla Repubblica, da quella porta che si affacciava sul continuo via vai di navi dall’Oriente, per poi diffondersi in tutt’Italia. Qui sorge il primo “bar” italiano nel 1720. Oggi, Caffè Florian si riempie ancora di gente.

Gustare caffè negli anni è diventato sempre più di un certo spessore ed è per questo che nel Settecento era considerata una bevanda nobile. Giovan Battista Benigni (1736-1790), a tal proposito, per dipingere l’eleganza e la raffinatezza dei componenti della famiglia Martelli che dà nome al dipinto, li rappresentò mentre bevevano del caffè.

Ritratto di Niccolò Martelli con la famiglia (1777-1783), fonte: Catalogo generale
dei Beni Culturali

Che dire poi di Antonio Ferrigno (1863-1940) che, dipingendo solo ed esclusivamente scene riguardanti la lavorazione del caffè, è ricordato nel nostro Paese come il pittore del caffè?

Seccaggio del Caffè (1903), fonte: Wikipedia

In Italia, il caffè è stato celebrato da Renato Guttuso (1911-1987) nella sua opera “Caffè Greco” (1976) in cui dipinge il noto locale romano e il suo caffè dalle sfumature calde e sinuose, che quasi riescono a far percepire gusto e profumo al solo sguardo. 

Caffè Greco, fonte: Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza, Madrid

Il caffè nell’arte europea

Con il suo diffondersi, in molti, innamorati del suo gusto ricercato e raffinato, lo dipinsero come nei tempi andati veniva fatto per il vino di Bacco.

Tra questi, il pittore spagnolo Francisco de Zurbaran (1598-1664) lo rappresenta insieme alla sua natura morta nel Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa, un dipinto in cui è valorizzato un bel gioco di chiaroscuri.

A consumarlo, gli illustri che abbiamo imparato a conoscere nei libri di storia: Voltaire, nel settecento, che beveva 40 caffè al giorno per mantenersi attivo e sveglio nell’ottica di “poter combattere tiranni e imbecilli”. Tra settecento e ottocento Ludwing Van Beethoven racconta nelle sue biografie di come avesse quasi creato un caffè su misura per sé stesso, dosandone la quantità di chicchi di caffè per tazza.

Solo nell’Ottocento il caffè divenne una bevanda di uso comune. Conseguentemente, ciò accadde anche nell’arte, specchio della realtà.

Edouard Manet dedicò al caffè Colazione nello studio (1868) e Coppia al Père Lathuille (1879). Rispettivamente, nel primo la tazzina è curata nei dettagli e nei particolari pur restando sullo sfondo del dipinto; nel secondo, un cameriere è in attesa di servire il caffè ad una coppia in primo piano.

Colazione nell’atelier, fonte: Wikipedia

In questi dipinti il caffè è sempre stato un dettaglio, ma venne anche raffigurato sotto un’altra accezione, come protagonista del dipinto stesso, come nella celebre opera di Vincent Van Gogh, La terrazza del caffè la sera (1888).

Terrazza del caffè la sera, fonte: Wikipedia

Compare ancora come protagonista della vita dei personaggi nei dipinti e protagonista del dipinto stesso in Donna con caffettiera (1895) di Cézanne e nelle opere di Hopper in cui il caffè è declinato nella tipologia che ha reso famoso quello americano: il caffè lungo.

Donna con caffettiera, fonte: Wikipedia

Tra le sue opere che nel Novecento hanno celebrato il caffè, Automat (1927) va a rappresentare la quotidianità che siamo soliti vivere ogni mattina ai tavoli del bar o della nostra casa, quando silenziosamente si torna piano piano attivi dopo un lungo sonno, davanti ad una tazza di caffè fumante fra le mani. I nottambuli (1942) è considerata l’opera più famosa e riconoscibile dell’artista americano.

Automat, fonte: Wikimedia

Dipingere con il caffè

Dall’arte del caffè, al caffè nell’arte, all’arte col caffè, ovvero dipingere con il caffè. Anche se l’arte di dipingere con il caffè ha origini antiche, risalenti alla scoperta della bevanda stessa, utilizzata dai Cinesi per dipingere gli sfondi delle proprie opere, per regalare ai tessuti particolari sfumature o persino per donare alle statue in marmo un aspetto invecchiato (come accadeva per le statue della villa del Vittoriale di Gabriele D’Annunzio), solo negli ultimi anni l’utilizzo del caffè come pigmento per realizzare opere d’arte è aumentato ed è sempre più frequente.

Il suo utilizzo è semplice come usare gli acquarelli e soprattutto economico.

Artisti che dipingono con il caffè

Tra gli esponenti di questa nuova arte, l’artista americana Karen Eland che ha rivisitato alcuni dipinti come la Monna Lisa di Leonardo da Vinci usando esclusivamente caffè e acqua, rinominandola poi molto ironicamente Monna Latte. Ha fatto lo stesso poi per la “Creazione” di Michelangelo, dipingendo un Adamo che versa del caffè a Dio e chiamando poi la sua opera  “Creazione del Caffè”.

Mona Latte, fonte: Pinterest

A seguire la scia di Karen Eland, altrettanti artisti americani e del mondo. In Italia, l’artista italiana Bernulia versa direttamente la tazzina di caffè sulla tela e con un cucchiaino trascina la macchia di caffè fino a creare delle immagini, quelle che la sua mente vede attraverso i suoi occhi. 

C’è chi poi ha visto l’arte nell’essenza del caffè stesso, nel chicco. Arkady Kim, artista russo, ha fatto della differenza di colore dei chicchi di caffè differentemente tostati un murale di 30 metri quadri “The awakening”, il risveglio.

The awakening, Arkady Kim, fonte: Pondly

Nel caffè, puoi vederci un momento di pausa, il risveglio, il mattino. Puoi vederci l’arte dei più grandi artisti o delle mani di chi lo lavora. O come diceva Luciano De Crescenzo, una scusa. 

Una scusa per dire a qualcuno che gli vuoi bene.

Desirèe Mantovano

Classe '93, dalle origini etrusche, nata nelle piane di Puglia. Logorroica (ma dalla buona capacità d'ascolto) ed empatica per professione, copywriter per passione. Scrivo perché respiro, respiro perché scrivo: con la stilo sul foglio, con i polpastrelli che suonano melodie sulla tastiera come fosse un pianoforte o solo col pensiero. Esperta di tuffi carpiati nelle storie infinite che amo leggere; follemente innamorata delle parole e di chi sa usarle. Racconto storie, uso parole, gioco con loro. Musica, arte e camminate in mezzo al verde le mie migliori amiche da sempre.

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